lunedì 14 luglio 2008
Insalate anni '70 su D di Repubblica
Si, lo so: era una mancanza insopportabile.
Qualcuno doveva pure provvedere a colmarla.
Per questo io e la mia amica, nonché strepitosa fotografa, Laetitia Farellacci abbiamo dedicato pomeriggi interi a ricostruire i pattern dei tessuti anni '70 con il cibo, idea malsana partorita dalla mio simpatico emisfero destro, come oramai avrete evinto, piuttosto generoso di trovate bizzarre.
Il fantastico servizio è uscito nell'ultimo numero di D di Repubblica.
venerdì 20 giugno 2008
Momenti difficili nella vita di una food stylist
Oggi è stata una giornata impegnativa.
Mi reco, da brava impiegata del visual food, presso lo studio fotografico dove stiamo scattando un lavoro e scopro che nel giro di qualche ora avrei dovuto fare appello a tutte le mie risorse psicofisiche.
Sì, perché anche le food stylist hanno dei punti deboli.
Il mio è il fegato.
Nel senso che mi fa proprio schifo.
Dopo anni di strade meravigliosamente separate e di uno strepitoso ignorarsi a vicenda, ecco che scopro che quella sostanza che alcuni temerari si ostinano a mangiare, sarebbe dovuta venire a contatto con me con la risibile scusa di uno scatto di food arbitrariamente chiamato ricetta.
Ce la posso fare. Ce la posso fare. Ce la posso fare.
E' un pezzo di carne come un altro. Ce la posso fare.
Ah, il training autogeno!
E infatti alla fine ce l'ho fatta.
Senza grossi trucchi, peraltro, se si eccettuano dettagli invero trascurabili, quali i guanti di gomma spessa modello donna delle pulizie, il quadruplo strato di carta da forno con cui ho foderato il tagliere e l'utilizzo di strumenti rigorosamente usa e getta.
Tutto bene quindi. La sedicente ricetta è stata immortalata ad imperitura memoria del mio atto eroico, io sono sopravvissuta parrebbe senza grandi traumi e il protagonista di questa storia (l'altro, non io) mi ha persino usato la cortesia di non olezzare come suo solito.
Non siete commossi?
giovedì 22 maggio 2008
il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca
Non preoccupatevi.
Sto benissimo.
Davvero.
Non sono sull'orlo della follia, come Jack Torrance.
E' solo per spronarvi ad alzarvi alle 7.00 del mattino, sabato 24 maggio 2008 per ascoltare Che bolle in pentola? di Marina Cepedes Fuentes, in onda su radio due.
Oltre alla soddisfazione di condurre un sano stile di vita, potrete anche ascoltare una meravigliosa intervista alla sottoscritta.
Vi pare poco?
il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca
Sto benissimo.
Davvero.
Non sono sull'orlo della follia, come Jack Torrance.
E' solo per spronarvi ad alzarvi alle 7.00 del mattino, sabato 24 maggio 2008 per ascoltare Che bolle in pentola? di Marina Cepedes Fuentes, in onda su radio due.
Oltre alla soddisfazione di condurre un sano stile di vita, potrete anche ascoltare una meravigliosa intervista alla sottoscritta.
Vi pare poco?
il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca
domenica 6 aprile 2008
Servizio su Io Donna n°10 (marzo 2008)
Servizio su Io Donna n° 7 (febbraio 2008)
Eccoci.
Con un ritardo anche inferiore al solito, ecco il servizio che ho avuto il piacere di scattare con Maria Vittoria Backhaus e Sergio Colantuoni per Io Donna.
Noterete che le scannerizioni sono mie. Cioè pessime.
Ma non fatevi trarre in inganno. Ho lavorato ore e ore su Photoshop per avere questo effetto "vera artista che non sa usare lo scanner".
E modestamente posso dire che il risultato è ineccepibile.
Con un ritardo anche inferiore al solito, ecco il servizio che ho avuto il piacere di scattare con Maria Vittoria Backhaus e Sergio Colantuoni per Io Donna.
Noterete che le scannerizioni sono mie. Cioè pessime.
Ma non fatevi trarre in inganno. Ho lavorato ore e ore su Photoshop per avere questo effetto "vera artista che non sa usare lo scanner".
E modestamente posso dire che il risultato è ineccepibile.
venerdì 28 marzo 2008
Come sopravvivere all'happy hour a Milano (parte 1)
Chiediamo venia.
Nella turbinio dei mille impegni abbiamo trascurato il nostro ruolo di Beatrice nel Paradiso del food.
O era di Virgilio, all'inferno?
Di certo, uno degli angoli di questo luogo indefinito, alla portata di tutti e quindi più imperscrutabile, è l'oscuro sottobosco dell'happy hour.
Noi che l'abbiam visitato più e più volte, abbiamo pensato di far cosa gradita ai nostri lettori segnalando qualche trucco per sopravvivere in esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!
10 segnali che noi faremmo attenzione:
1. Maionese come se piovesse
Notiziona. La maionese non piove. La si mette, di solito volontariamente, per dare nuova vita a vegetali tristi, a insalate stanche di vivere, a patate che han visto tutto o quasi. Niente di male, per carità: anche il cibo malinconico ha diritto ad esistere e a far partecipe il vostro stomaco dei suoi tormenti esistenziali.
2. Festival del gratin
Altra notiziona. Il gratin non è una festa nazionale e chi vi indugia, non ha tanto una missione patriottica, quanto piuttosto una missione estetica: il restyling di paste e verdure fuori moda da rendere trendy con un tocco di haute couture. Un tulle di bechamel, un velo di fromage, un coup de four... et voilà: altro che la fata turchina!
3. Assaggini minuscoli
Piattoni e piattini allegramente mescolati sul tavolo del buffet? Beh, può darsi che siano anche dei preziosi assaggi di caviale Beluga o di ostriche Belon, ma più facilmente potrebbe trattarsi degli ultimi sgoccioli di un vassoio un tempo gigante, con cui i curatori del buffet hanno stretto una intensa relazione sentimentale e da cui giustamente faticano a separarsi. E chi siamo noi per spezzare questo idillio?
4. Pasta pasta pasta. E pure scotta
L'happy hour patriottico, in pieno ossequio alla tradizione italiana, è tutto teso a non farci mancare la pasta, in caso nelle poche ore che separano la pausa pranzo dall'aperitivo un'imporvvisa carestia l'avesse fatta sparire tutta dalla circolazione. I soliti malpensanti - segnaliamo solo per completezza dell'informazione - sostengono che costi poco e si ricicli con facilità, e i soliti incontentabili che la trovano (di frequente) scotta, sospettano uno più passaggi al microonde.
5. Scent of ferment
Probabilmente da qualche parte nel mondo c'è una tecnica gastronomica che prevede la preparazione di un piatto e la sua espozione all'aria per almeno una settimana affinchè, fermentando, acquisisca quel particolare saporino frizzante. Qualcosa è comunque trapelato da noi, perchè ogni tanto troviamo in mezzo al buffet uno o più campioni di questa specialità. Tuttavia, se questa ricetta ha senso in una cultura in cui l'anziano ha un ruolo diverso nella società, il nostro limitato background culturale ci impedisce di offenderla con un atto così poco rispettoso come il metterla sul nostro piatto al pari di una qualsiasi insalata appena fatta.
6. Pesci al vento
Anche questa è una tecnica gastronomica che appartiene a culture lontane. Culture in cui, probabilmente il mal di pancia è un atto di connessione con le profondità del proprio essere. Per nostri limiti, insiti peraltro nella cultura occidentale, noi preferiamo astenerci da pratiche alle quali non siamo all'atezza.
7. Chips posse
Ah, le chips! Croce delle diete ipolipidiche per la loro tendenza a saltarti in mano senza preavviso, delizia dei curatori dei buffet per la loro capacità di fare massa e riempire spazi a costo bassissimo! Ordunque, se anche le chips, nonostante quanto sopra sono riuscite ad invecchiare serenamente indisturbate sul tavolo del buffet, che dire del resto?
8. Insalata di riso
Capostipite indiscussa dell'happy hour triste, l'insalata di riso di solito si unisce ad olive verdi snocciolate, arachidi, quadrettoni di focaccia e arachidi salate. Per una misteriosa legge della fisica, il riso, in questo contesto è sempre misteriosamente scotto fuori e crudo dentro. Ha quasi del miracoloso.
8. Verdure sbriciolate
Magari esiste anche il caviale di fagiolini lessi o il caviale di cavolfiore. Ma davvero prevede la riduzione in poltiglia dei suddetti vegetali? Curiosa ricetta. Nel timore però che sia il risultato di surgelati stracotti, noi pavidamente ce ne asteniamo.
10. Cocktails da dimenticare
Ultimo insignificante dettaglio. L'happy hour dovrebbe ruotare attorno ai cocktails. Ma se i baristi sono improvvisati e neppure di buona volontà, che ne sarà del buffet?
Lo scopriremo solo vivendo. Comunque adesso abbiamo un po' paura.
Nella turbinio dei mille impegni abbiamo trascurato il nostro ruolo di Beatrice nel Paradiso del food.
O era di Virgilio, all'inferno?
Di certo, uno degli angoli di questo luogo indefinito, alla portata di tutti e quindi più imperscrutabile, è l'oscuro sottobosco dell'happy hour.
Noi che l'abbiam visitato più e più volte, abbiamo pensato di far cosa gradita ai nostri lettori segnalando qualche trucco per sopravvivere in esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!
10 segnali che noi faremmo attenzione:
1. Maionese come se piovesse
Notiziona. La maionese non piove. La si mette, di solito volontariamente, per dare nuova vita a vegetali tristi, a insalate stanche di vivere, a patate che han visto tutto o quasi. Niente di male, per carità: anche il cibo malinconico ha diritto ad esistere e a far partecipe il vostro stomaco dei suoi tormenti esistenziali.
2. Festival del gratin
Altra notiziona. Il gratin non è una festa nazionale e chi vi indugia, non ha tanto una missione patriottica, quanto piuttosto una missione estetica: il restyling di paste e verdure fuori moda da rendere trendy con un tocco di haute couture. Un tulle di bechamel, un velo di fromage, un coup de four... et voilà: altro che la fata turchina!
3. Assaggini minuscoli
Piattoni e piattini allegramente mescolati sul tavolo del buffet? Beh, può darsi che siano anche dei preziosi assaggi di caviale Beluga o di ostriche Belon, ma più facilmente potrebbe trattarsi degli ultimi sgoccioli di un vassoio un tempo gigante, con cui i curatori del buffet hanno stretto una intensa relazione sentimentale e da cui giustamente faticano a separarsi. E chi siamo noi per spezzare questo idillio?
4. Pasta pasta pasta. E pure scotta
L'happy hour patriottico, in pieno ossequio alla tradizione italiana, è tutto teso a non farci mancare la pasta, in caso nelle poche ore che separano la pausa pranzo dall'aperitivo un'imporvvisa carestia l'avesse fatta sparire tutta dalla circolazione. I soliti malpensanti - segnaliamo solo per completezza dell'informazione - sostengono che costi poco e si ricicli con facilità, e i soliti incontentabili che la trovano (di frequente) scotta, sospettano uno più passaggi al microonde.
5. Scent of ferment
Probabilmente da qualche parte nel mondo c'è una tecnica gastronomica che prevede la preparazione di un piatto e la sua espozione all'aria per almeno una settimana affinchè, fermentando, acquisisca quel particolare saporino frizzante. Qualcosa è comunque trapelato da noi, perchè ogni tanto troviamo in mezzo al buffet uno o più campioni di questa specialità. Tuttavia, se questa ricetta ha senso in una cultura in cui l'anziano ha un ruolo diverso nella società, il nostro limitato background culturale ci impedisce di offenderla con un atto così poco rispettoso come il metterla sul nostro piatto al pari di una qualsiasi insalata appena fatta.
6. Pesci al vento
Anche questa è una tecnica gastronomica che appartiene a culture lontane. Culture in cui, probabilmente il mal di pancia è un atto di connessione con le profondità del proprio essere. Per nostri limiti, insiti peraltro nella cultura occidentale, noi preferiamo astenerci da pratiche alle quali non siamo all'atezza.
7. Chips posse
Ah, le chips! Croce delle diete ipolipidiche per la loro tendenza a saltarti in mano senza preavviso, delizia dei curatori dei buffet per la loro capacità di fare massa e riempire spazi a costo bassissimo! Ordunque, se anche le chips, nonostante quanto sopra sono riuscite ad invecchiare serenamente indisturbate sul tavolo del buffet, che dire del resto?
8. Insalata di riso
Capostipite indiscussa dell'happy hour triste, l'insalata di riso di solito si unisce ad olive verdi snocciolate, arachidi, quadrettoni di focaccia e arachidi salate. Per una misteriosa legge della fisica, il riso, in questo contesto è sempre misteriosamente scotto fuori e crudo dentro. Ha quasi del miracoloso.
8. Verdure sbriciolate
Magari esiste anche il caviale di fagiolini lessi o il caviale di cavolfiore. Ma davvero prevede la riduzione in poltiglia dei suddetti vegetali? Curiosa ricetta. Nel timore però che sia il risultato di surgelati stracotti, noi pavidamente ce ne asteniamo.
10. Cocktails da dimenticare
Ultimo insignificante dettaglio. L'happy hour dovrebbe ruotare attorno ai cocktails. Ma se i baristi sono improvvisati e neppure di buona volontà, che ne sarà del buffet?
Lo scopriremo solo vivendo. Comunque adesso abbiamo un po' paura.
mercoledì 26 marzo 2008
Servizio su Elle di febbraio 2008
Gioielli di gusto, ovvero dolci di frutta fotografati come gioielli.
Come anticipato e promesso qualche post fa, e col solito ritardo affinchè non vi preocupiate, ecco qualche foto.
E anche complicato, come mio solito, ma reso possibile dalla bravura della fotografa Laetitia Farellacci, mia compagna d'avventure in queste missioni possibili ma impegnative.
Le scannerizzazioni, peraltro, non sono all'altezza. Le ho fatte io, naturalmente.
giovedì 7 febbraio 2008
L'Artusi al supermercato
Interno giorno. Una giovane ed eroica food stylist attende il suo turno al banco della salumeria, nonostante le tocchi l'ingrato compito di acquistare alimenti che disapprova.
Commesso - Prego, mi dica.
Giovane donna - Mi dà 3 fette di roast beef, per favore?
Commesso - (perplesso) Di che?
Giovane donna - (scandisce) Di - rooost - beeef. Quello là dietro.
Commesso - (con aria contrariata) Ah, voleva dire il rosbìf!
La giovane food stylist prende nota del fatto che dal punto di vista dell'Artusi ha ragione il commesso.
Avrebbe anche potuto pensarci da sola.
martedì 29 gennaio 2008
Consigli per gli acquisti!
Su Elle di febbraio vi è un meraviglioso servizio di food dal titolo Gioielli di gusto, a firma della sottoscritta con le splendide foto di Laetitia Farellacci.
Tra un pochino posterò qualcosa, ma se nel frattempo volete qualche dolcino brillante per ravvivare, che so, una cena sanvalentinica, sapete cosa fare.
Bon appetit!
Tra un pochino posterò qualcosa, ma se nel frattempo volete qualche dolcino brillante per ravvivare, che so, una cena sanvalentinica, sapete cosa fare.
Bon appetit!
martedì 15 gennaio 2008
Vita da foodstylist
Qualche giorno fa, ho passato diverse ore della mia giornata lavoratuiva a preparare il materiale per un servizio.
Modo elegante per dire che ho fatto la spesa per parecchie ore.
Ora, fare la spesa per un servizio di food non è lo stesso che fare la spesa, e a volte devo importunare i commessi con richieste imbarazzanti.
"55. Prego?"
"Si, buongiorno. Senta, avrei bisogno di un po' di calamaretti, ma mi occorrono i più piccoli che ha. E le dovrei chiedere una cortesia: glieli posso indicare io? Sono per una foto..."
O_0
"Mi può dare quello? Grazie! E anche quello lì! E anche quello là sotto... si, lo vede, sotto quello gigante con i tentacoli spezzati... grazie... si, perfetto. E senta, quelle codine carinissime là sotto la foglia di prezzemolo, si proprio a fianco alle capesante, me le fa vedere? Ah grazie, bellissime! Prendo anche quelle."
"Ecco, a lei!"
"Grazie mille!"
(Urka! Tutti a me i matti!)
Credits photo: photographer Giandomenico Frassi; foodstylist Roberta Deiana
tratta da: Elena Spagnol, In cucina, Ed. Salani 2002
Modo elegante per dire che ho fatto la spesa per parecchie ore.
Ora, fare la spesa per un servizio di food non è lo stesso che fare la spesa, e a volte devo importunare i commessi con richieste imbarazzanti.
"55. Prego?"
"Si, buongiorno. Senta, avrei bisogno di un po' di calamaretti, ma mi occorrono i più piccoli che ha. E le dovrei chiedere una cortesia: glieli posso indicare io? Sono per una foto..."
O_0
"Mi può dare quello? Grazie! E anche quello lì! E anche quello là sotto... si, lo vede, sotto quello gigante con i tentacoli spezzati... grazie... si, perfetto. E senta, quelle codine carinissime là sotto la foglia di prezzemolo, si proprio a fianco alle capesante, me le fa vedere? Ah grazie, bellissime! Prendo anche quelle."
"Ecco, a lei!"
"Grazie mille!"
(Urka! Tutti a me i matti!)
Credits photo: photographer Giandomenico Frassi; foodstylist Roberta Deiana
tratta da: Elena Spagnol, In cucina, Ed. Salani 2002
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